domenica 27 novembre 2011

Rievocazioni bonelliane

Brad Barron fantafumetto o fantascienza?


Tra il 2005 e il 2006 l'editore Bonelli pubblicava una miniserie di 18 numeri che dal suo eroe eponimo era intitolata Brad Barron. Facciamo dunque un tuffo nel passato. Iniziamo la nostra analisi archeologica dalla copertina tipicamente bonelliana, con titolo e logo posizionati nella parte alta per poter essere visibile anche sugli scaffali più affollati delle edicole.
Il lettering risulta anonimo e senza caratterizzazioni particolari, mentre il protagonista è in primo piano con il solito abbigliamento di fortuna (jeans attillato e giubbotto in pelle): in questo modo il team dei disegnatori poteva disegnare il personaggio risparmiando tempo e dando al lettore un elemento in più per ricordarselo (tutti sanno come è vestito Dylan Dog o Tex). In fondo è naturale per tutti noi avere ad esempio un armadio pieno di camicie dello stesso colore, giusto?
In secondo piano troneggiava, semi distrutta, la statua della Libertà, che drammaticamente faceva intendere, anche al lettore meno esperto in geografia, che la storia aveva come sfondo la città di New York! Sullo sfondo un tramonto luminosissimo e tre strani oggetti volanti non identificati. Sull’arma da fuoco in ferro battuto non mi pronuncio.
La storia iniziava negli Stati Uniti del 1956 - ci troviamo in un quartiere anonimo di New York - e un’affascinante signora discute con la figlia sul perché il papà non sia ancora tornato a casa. Suona il telefono e… da questo momento inizia la tragedia.
Stacco temporale. Un anno dopo. La statua della Libertà testimonia un’invasione responsabile della distruzione della capitale del mondo, così era vista New York negli anni ‘50, fin nei suoi simboli più maestosi. Il cielo è solcato da misteriosi oggetti volanti mentre una cupola oscura imprigiona tutta l’isola di Manhattan.
Facciamo la conoscenza del protagonista della storia, Brad Barron, che viene sottoposto a crudeli esperimenti. Il carattere del povero terrestre, viene messo a dura prova, facendogli affrontare terribili mostri trasportati appositamente sulla Terra dallo spazio profondo.
Ricordate Flash Gordon, quando doveva affrontare quelle terribili prove tra coltelli piantati nel terreno e dragoni usciti dalla fantasia staordinaria di Alex Raymond? Stesse scene e stessi perchè, con il particolare che l’eroe raymondiano veniva letto nel mondo di 66 anni fa, mentre questo Brad nasce all’alba di questo nuovo millennio della scienza e della conoscenza.
E’ mai possibile invadere un pianeta con una tecnologia superavanzata , pianificare tutti i dettagli per anni e poi perdere mesi a cercare di comprendere perché la cavia di turno, che da il titolo all’albo, il numero nove, non vuole arrendersi, resistendo ad un non ben definito condizionamento (lobotomia, ipnosi, non ci è dato sapere)? E’ possibile nel XXI SECOLO utilizzare questi sciocchi combattimenti con i supermostri? anche se ambientata negli anni '50??
Tutta la storia si sviluppa quindi con vari flashback, ben utilizzati da Tito Faraci, che portano il lettore a capire cosa è accaduto attraverso i ricordi del povero irriducibile Brad.
Come ormai capita dai tempi di Dylan Dog, i personaggi della storia non sono i soliti comuni mortali, ma attori di Hollywood: Marilyn Monroe e uno sfregiato George Clooney. Ma gli attori italiani (Gasmann, De Sica, Lupo, Tognazzi, Vitali) non hanno nulla da dire agli autori bonelliani?
Questa scelta stilistica denota, ancora oggi, la necessità di attirare il lettore comune con volti noti e carismatici. Nell’Eternauta di Oesterheld e Lopez i protagonisti erano gente comune, i nostri vicini di casa, interpreti di una umanità vera.
In Brad Barron non si respira la meraviglia e l’ottimismo tipico degli anni ’50, la fiducia nel proprio paese che è stato l’artefice della liberazione dal nazismo; si vedono semplicemente delle vignette che documentano, grazie al bravo Bruno Brindisi, il modo in cui erano arredate le case in quel periodo, la splendida linea delle automobili americane di quel periodo, l’eleganza con cui uomini e donne si vestivano. Niente altro. Solo tante immagini prese di qua e di là e sopratutto tanta fantascienza, quella degli effetti speciali degli anni 90′, uno fra tutti Independence Day, altro che omaggio agli anni 50′.
Nel primo numero gli invasori hanno lo stesso carisma di una lucertola che prende il sole a mezzanotte: pilotano grandi dischi volanti ma si fanno prendere a fucilate correndo a piedi tra le strade della città.
Altre perle durante la lettura. Qual’è l’unico fronte d’attacco ai dischi volanti che invadono New York? Un piccolo convoglio di jeep con delle banali mitragliette! Ma neanche nella Guerra dei Mondi, gli esseri umani venivano raffigurati così disorganizzati. Se poi parliamo di fantascienza anni 50′, nel film Ultimatum alla Terra l’umanità faceva sfoggio di bei carri armati.
Suvvia, va bene che questo fumetto costava solo due euro e cinquanta centesimi, va bene che stiamo parlando di un’opera di svago, del lontano 2005, ma con tutta la fantascienza e la scienza di oggi è possibile scrivere una storia così povera di idee e ricca di strafalcioni?

Brad Barron
,
di Faraci, Brindisi. Sergio Bonelli Editore. 2,50 €.
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