domenica 4 maggio 2014

Nel brodo primordiale.

Intervista doppia.
Cari sturiellettari, oggi il cuoco Naso Peloso vi propone un mix di sapori orientali e europei: il consiglio è di provarli entrambi. Grande denominatore, la paura! Due opere che si svolgono negli sconfinati fondali dell'oceano, in cui il silenzio è il protagonista assoluto, la paura ancestrale dell'ignoto l'unica e indiscutibile sovrana, e il suo compagno fedele è il buio; la morte è solo un accessorio, un premio, una via di fuga dall'inferno.


6000 – Rokusen: Gli abissi della follia, di Nokuto Koike

In 6000-R i protagonisti sono una squadra di tecnici il cui lavoro è scoprire le cause che hanno portato alla morte di tutta l'equipe scientifica della base sottomarina in cui operavano e che la multinazionale, che ne detiene la proprietà, vuole riavviare per non perdere l'investimento. Presupposti commerciali che poco hanno a che fare con la paura e molto con il denaro. Prospettive che si capovolgeranno con l'incedere degli eventi. L'unica via per accedere alla stazione sottomarina è una sorta di "esofago" che ingoierà la squadra per portarla giù verso l'ignoto, con un ascensore a tappe per adattarsi alla pressione sottomarina. I tecnici appena giunti scopriranno che la stazione è operativa e non ci sono tracce di apparenti guasti o sabotaggi. Eppure, gli strumenti, registrano inquietanti presenze, rumori di fondo e rimbalzi elettronici di non chiara natura. Alcuni componenti della squadra cominciano a esternare depressione, ansia e attacchi di panico. Ma la rivelazione è affidata alle telecamere a circuito chiuso: sopravvissuti al misterioso incidente, una comunità scivolata in primordiali comportamenti, vittime sacrificate per fornire il cibo e successivamente, come sacrificio a un ancestrale dio che possa preservare i carnefici nell'oscurità di quell'inferno sommerso. Il rito si svolge e un'empia creatura nata dalle membra dei sacrificati, cullata dal credo dei sacrificanti che vogliono vivere, gira indisturbata nel buio microcosmo in fondo all'oceano. Quale sarà il destino del resto dell'equipaggio?

Santuario, fumetto d’oltralpe di Xavier Dorison e Christophe Bec

Santuario inizia, invece, sulla terra ferma nel cuore dell'Europa devastata dalla seconda guerra mondiale. Il conflitto è praticamente concluso. Un piccolo gruppo di soldati russi cattura quel che resta dell'esercito tedesco. Due ufficiali parlano nel grembo squartato di una chiesa gotica e l'argomento sembra un antico manoscritto siriano. Queste saranno le prime vittime di un mistero che catapulterà il lettore nel presente a bordo del Nebraska, il più grande sommergibile americano in servizio. La sua missione è spiare la Siria e il fronte orientale, nascosto a 1200 metri di profondità. L'equipaggio non conosce il significato della parola "paura", tutti militari addestrati il cui motto è "servirecrederecombattere". Tutto fila liscio fino alla ricezione di un arcaico segnale, una sorta di richiesta d'aiuto (Ridley Scott nel '79, iniziò la sua originale narrazione proprio così e ne pagò le spese l'equipaggio del Nostromo, il buio e il silenzio erano gli stessi) che porterà il Nebraska in fondo a un canalone fino al raggiungimento di un sottomarino datato 1952 di produzione russa. Cosa ci fa a quelle profondità un modello così antico? Le risposte arriveranno e di mezzo ci saranno i soliti poteri centrali. Ma la vera sorpresa è il "santuario" che fa da sfondo al sottomarino, una struttura antica e mastodontica che sembra nascondere un credo sinistro e oscuro. Presto alcuni componenti dell'equipaggio esterneranno veri e propri sintomi legati a malattie antiche e orripilanti come la peste, cancrena e pazzia. Una squadra riuscirà a entrare nel tempio e un'altra la seguirà, ma anche in questo racconto il male coverà le proprie larve nelle paure dei protagonisti, che saranno divorati dall'interno come un sacro pasto di un essere divino e insaziabile. Il finale lo lascio a voi. 

Due storie, tante similitudini. Le differenze sostanziali, a mio avviso molto interessanti, sono l'approccio con il male.
I giapponesi narrano dei propri demoni partendo dall'isolamento dell'individuo, che da solo affronta il proprio mostro ancestrale e da solo ne ricava dolore e perverso castigo. La storia si svolge nel proprio paese, nel proprio territorio fatto di spettri e peccato, luogo la cui corruzione materiale fatta di denaro e commercio cozza con gli spiriti e la carne putrefatta. Il Giappone le cui contraddizioni culturali sono figlie dell'unica carezza atomica subita da un popolo sul proprio territorio. 
Santuario, al contrario, parte e si conclude con una narrazione corale. I popoli coinvolti sono gli americani, il cui interesse militare sovrasta ovunque, i russi la cui fedeltà al proprio gerarca porterà alla miracolosa disfatta tedesca, la Germania, il cui progresso tecnologico le permetterà di comandare in Europa e infine gli inglesi riservati, ma letali. La narrazione si sposterà dall'Europa fino in oriente e il finale coinvolgerà l'intero pianeta. Nessuna chiusura territoriale, noi occidentali siamo fatti così: estroversi come le nostre piazze, pronti a distruggerci in gruppo e mai da soli. 

Io ho finito. Pippo Sballato si è addormentato e Boris è nel lavandino, ma ha dimenticato di mettere il tappo! 
Buona domenica, compagni.

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